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Il futuro dell’auto europea

Uno degli aspetti che più preoccupano i cittadini in merito all’evoluzione elettrica del settore automotive riguarda la competitività dei marchi europei e i relativi posti di lavoro.

Come spesso accade, per comprendere il futuro conviene partire dal passato.

Un po' di storia

Sappiamo bene che la storia dell’auto europea è a combustione, diesel e benzina.

Dal 1988 gli scienziati del IPCC (il gruppo di scienziati incaricati dall’ONU di studiare gli effetti delle attività umane sull’ambiente e sul clima) hanno iniziato ad allarmare il mondo sulla necessità di ridurre le emissioni umane di CO2 per evitare il surriscaldamento globale.

Le case costruttrici auto europee (come il resto del mondo in qualsiasi ambito) hanno sempre ignorato il problema, finché negli ultimi anni la politica ha timidamente iniziato ad occuparsene.

Mentre le case europee sfornavano ogni anno nuovi modelli benzina e diesel, in California e in Cina succedevano due cose, allora sottovalutate.

In California nel 2003 venne fondata Tesla Motors, in cui nel 2004 entrò Elon Musk, già sviluppatore di PayPal.
Il primo modello di Tesla era una roadster elettrica costruita su una piattaforma Lotus, poco più di un prototipo. I grandi brand europei (ma anche gli stessi americani) se la ridevano, dicendo che quel Musk era un pazzo visionario e che l’auto elettrica non aveva futuro.
Nel 2009 fu presentata la Model S, berlina elettrica di lusso, e nel 2012 la Model X, suv elettrico di lusso. I grandi brand europei ridevano.

Mentre lavorava sulle proprie auto, Tesla investiva ingenti energie finanziarie nello sviluppo della prima rete di infrastrutture di ricarica elettrica veloce, i Supercharger. I grandi brand europei ridevano.
Nel 2016 fu presentata la Model 3, la berlina più piccola di Tesla, che in una settimana registrò 325.000 prenotazioni sul sito. I grandi brand europei non ridevano più.
Dal 2016 al 2019, anno in cui la Model 3 arrivò in Europa, per Mercedes, BMW e il Gruppo VW l’auto elettrica era passata da un sogno utopistico alla panacea di tutti i mali. Questo però era vero solo nei discorsi dei loro CEO, perché nei fatti rispetto a Tesla erano indietro di almeno 13 anni e il loro business era ancora totalmente dipendente dalle auto a combustione.

Nello stesso periodo, diciamo per semplicità tra il 2010 e il 2020, dall’altra parte del mondo succedeva un’altra cosa epocale per la storia dell’auto.
I cinesi, che non si sono lasciati solo depredare e sfruttare dagli occidentali, hanno iniziato a fare un ragionamento logico e semplice:
“Noi costruiamo da sempre gli elettrodomestici degli occidentali.
Noi costruiamo da sempre le batterie degli occidentali.
Noi compriamo da sempre (a caro prezzo) le auto a combustione degli occidentali.

Perché non mettiamo insieme un motore elettrico, una batteria, quattro ruote, un volante, e le auto non iniziamo a farcele da noi, elettriche?”
E così hanno fatto.
I primi modelli non avrebbero potuto rispondere agli standard europei di qualità e sicurezza ma oggi, dopo 20 anni di ricerca e sviluppo, non hanno più nulla da invidiare alle utilitarie e piccole berline occidentali.

Torniamo quindi in Europa nel 2019, quando il ciclone Model 3 sconvolse il mercato.
I marchi premium, diretti concorrenti di Tesla, corsero ai ripari con le proprie proposte elettriche, con le comprensibili difficoltà a reggere il confronto con un brand che aveva almeno 13 anni di ricerca e sviluppo in più alle spalle.
Non solo i marchi di lusso, ma anche quelli tradizionalmente più polari, invece di continuare a presidiare il loro mercato storico (quello delle utilitarie) con modelli elettrici dal rapporto qualità/prezzo vincente, hanno iniziato a rincorrere Tesla con “macchinoni” e prezzi che non eravamo abituati ad associare a quei nomi, lasciando praticamente scoperto l’enorme settore delle auto per tutti.
Solo Nissan e Renault erano partite molto bene, rispettivamente nel 2010 con Leaf (berlina compatta del segmento C) e nel 2013 con Zoe (utilitaria del segmento B), ma nei concessionari i venditori hanno sempre continuato a proporre i modelli diesel o benzina al posto di questi due gioiellini elettrici. Le poche auto elettriche che si immatricolavano in Italia in quegli anni erano soprattutto dei primi associati Ecoverso.

Il presente e gli scenari futuri

Il 2023 è un anno cruciale per la storia dell’auto europea, per due motivi:
1 L’Europa, decidendo dopo 35 anni di ascoltare gli scienziati del IPCC, ha iniziato a prendere una serie di provvedimenti per ridurre le proprie emissioni di CO2, tra cui lo stop entro il 2035 alla vendita di auto a combustione.
2 E’ l’anno dello sbarco dei primi brand cinesi in Europa, con diversi modelli elettrici piccoli e accessibili. La prima dell’elenco è stata MG con la MG4 Electric, già diventata una delle auto più acquistate dai nostri associati.

Durante la prima edizione della Ecoverso Electric Academy in tempi ancora non sospetti (aprile 2019) dicevamo che, se l’Europa non si fosse attrezzata in fretta, un giorno i marchi storici coi quali eravamo cresciuti sarebbero stati sostituiti da Tesla per chi se lo può permettere e dai cinesi per tutti gli altri.
Quel giorno sembra sempre più vicino.

Leggendo la storia degli ultimi 20 anni emerge che la responsabilità di questo possibile scenario non è da imputarsi a Elon Musk o ai cinesi, ma casomai alla miopia dei costruttori europei che hanno proseguito a fare il proprio business, certamente più comodo e facile, incuranti degli avvertimenti del IPCC.

Nei primi anni 2000 l’auto elettrica era una scommessa.
Tesla e i cinesi ci hanno creduto e quella scommessa la stanno vincendo.
I grandi brand europei non ci hanno creduto e stanno perdendo.

Imporre dazi e limiti sarebbe inutile e controproducente, perché la priorità NON è economica.
Nel 2020, durante il Covid, economicamente non conveniva a nessuno imporre il lockdown ma, dato il numero dei morti, la priorità è stata sanitaria.
Allo stesso modo oggi la scelta dell’Europa di porre fine alla vendita di auto a combustione economicamente non conviene a nessuno ma, iniziando a vedere i primi effetti dei cambiamenti climatici causati anche dalle emissioni umane di CO2, la priorità è diventata ambientale.

Il mercato automotive europeo è dunque in crisi.
Ma, come recita il celebre aforisma di JFK sulla simbologia giapponese, una “crisi” porta con sé almeno due elementi: da una parte la “minaccia”, dall’altra l’“opportunità”.
Si tratta di investire ingenti risorse (come hanno fatto Tesla e i cinesi) per creare nuove filiere, legate alla produzione e al riciclo delle batterie, che da una parte creerà nuove aziende e figure professionali, dall’altra permetterà di abbassare i prezzi aumentando i volumi.
Il giorno in cui decideremo di fare “all in” sulla mobilità sostenibile, gettando il cuore oltre l’ostacolo, investendo nella ricerca tecnica e scientifica che il mondo intero ci invidia, finalmente torneremo ad ammirare lo splendore delle auto popolari che hanno aiutato l’Europa a risorgere dopo il secondo dopoguerra, ma questa volta saranno più silenziose e meno inquinanti.

Ecoverso è sempre qui, pronta a fare la propria parte per quello che le compete, nella creazione dei gruppi d’acquisto per risparmiare e nella diffusione della cultura della mobilità sostenibile.

Miglioriamo il mondo, un’auto alla volta.

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